L’esposizione  (Back)

 

In prima fase,possiamo distinguere una fotografia in base alla sua capacità di essere godibile, infatti una fotografia anche se scattata da un fotografo con elevate capacità creative, risulta non valutabile se essa è o troppo scura o troppo chiara.

Entra quindi in gioco il fattore ESPOSIZIONE di una foto ,cioè la giusta quantità di luce che la pellicola deve ricevere affinché una foto sia godibile ,cioè Ben Visibile.

 

 


sottoesposizione


corretta esposizione


sovraesposizione

 

                         

 

lasciamo perdere per il momento la composizione e consideriamo solamente la GIUSTA ESPOSIZIONE di una foto.

 

Essa dipende essenzialmente da 3 fattori fondamentali:

 

 

1)    Sensibilità della pellicola.

 

2)    Apertura del diaframma

 

3)    Tempo di esposizione (velocità dell’otturatore).

 

 

 

1)    Sensibilità della pellicola:

 

Per sensibilità si intende la capacità di una pellicola di rispondere a determinate quantità di luce.

La sensibilità è indicata su ogni pellicola con un indice ISO (che comprende entrambe le indicazioni di ASA e DIN).

Ci sono pellicole molto sensibili, impressionabili con poca luce, che saranno adatte a fotografare scene scarsamente illuminate, oscure. E ci sono pellicole poco sensibili, che necessitano di molta luce per impressionarsi, adatte a fotografare scene molto illuminate.

Si hanno i seguenti valori ISO: 25 - 50 - 100 - 200 - 400 - 800 - 1600 - 3200, dei quali il più comune è senz'altro 100 ISO, che corrisponde alla sensibilità delle pellicole vendute normalmente. A volte si possono incontrare valori intermedi: 64, 125, 160, ecc... Al di sotto di 100 ISO abbiamo le pellicole meno sensibili. Invece i valori 200 e 400 corrispondono a pellicole piuttosto sensibili, anche se ancora comuni nel mercato e nell'uso dei dilettanti. Al di sopra di 400 ISO abbiamo le alte sensibilità, fra cui possiamo citare il valore 3200 ISO, corrispondente ad una pellicola sensibilissima, adatta a fotografare agevolmente anche in condizioni di luce molto scarsa, senza ricorrere a illuminazione artificiale.

Un concetto fondamentale che riguarda la sensibilità delle pellicole è il seguente:

 

quanto più sensibile è una pellicola e quanto maggiore è la granulosità dell'immagine. Una fotografia scattata con pellicola a bassa sensibilità dà una immagine a grana finissima, mentre una fotografia scattata con pellicola ad alta sensibilità dà una immagine a grana grossa.

 


Immagine a bassa granulosità
(pellicola poco sensibile)


Immagine ad alta granulosità
(pellicola molto sensibile)

 

Quando parliamo di grana o di granulosità ci riferiamo al fatto che l'immagine fotografica risulta dall'insieme di tanti minuscoli puntini neri (grani o cristalli). Essi non sono visibili quando la grana è fine, e allora si ha una immagine di buona qualità in cui l'occhio riconosce solo aree uniformi a diversa gradazione di grigio. I cristalli sono visibili quando la grana è grossa, e allora si ha una immagine di qualità inferiore in cui l'occhio riconosce la presenza di puntini neri più o meno grossi.

 

In conseguenza di quanto abbiamo detto, se non siamo costretti dalle scarse condizioni di luce ad usare pellicole molto sensibili, si preferirà usare pellicole normali o poco sensibili (100 ISO o meno). Infatti, in questo modo, l'immagine che otterremo sarà poco granulosa e di buona qualità.

 

 

 

 

2)    Apertura del diaframma:

 

Come abbiamo precedentemente visto ,il diaframma regola la quantità di luce che colpisce la pellicola.

I valori sono :

 

     1,4    2     2,8    4    5,6    8    11    16   22    32

 

più il valore è piccolo, più il diaframma è aperto ,MAGGIORE è la quantità di luce che impressiona la pellicola e ad ogni valore si raddoppia o si dimezza questa quantità rispetto al valore precedente o successivo:

es:

 

 

 a F 1,4 passa una quantità di luce doppia rispetto a f 2;

 a F 16  passa la metà della luce che passa a F11.

 

 

 

 

3)    Tempo di esposizione:

 

I tempi di esposizione sono regolati dall’otturatore.

Essi si misurano in frazioni di secondo. Si usano comunemente delle cifre intere, ma esse devono essere implicitamente considerate come denominatori di una frazione (ad esempio: 60 si legge "1/60 - un sessantesimo di secondo", mentre 250 si legge "1/250 - un duecentocinquantesimo di secondo").

I numeri dei tempi di esposizione si indicano talvolta con "t" e sono:

2000 - 1000 - 500 - 250 - 125 - 60 - 30 -15 - 8 - 4 - 2 - 1 - B

E' chiaro, analogamente a quanto succedeva coi numeri f del diaframma, che i numeri più grandi si riferiscono ai tempi più brevi (rapidi), mentre i numeri più piccoli si riferiscono ai tempi più lunghi (lenti).

Tempi medi sono 60 e 125 (1/60 di sec. e 1/125 di sec. Sono adatti per condizioni di luce normale: ambienti aperti con luce naturale.

Tempi brevi sono 250 e 500 (1/250 di sec. e 1/500 di sec.), che permettono di riprendere anche scene in movimento senza ottenere il cosiddetto effetto mosso. Sono adatti per condizioni di luce forte: ambienti aperti con sole molto diretto.

Tempi brevissimi sono 1000 e 2000 (1/1000 di sec. e 1/2000 di sec.), che permettono di riprendere anche scene in forte movimento senza ottenere il cosiddetto effetto mosso. Sono adatti per condizioni di luce estrema: ambienti aperti con sole molto diretto, su neve, mare...

Tempi lunghi sono 30 e 15 (1/30 di sec. e 1/15 di sec.), che devono essere usati col cavalletto e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l'effetto mosso. Sono adatti per condizioni di luce debole: ambienti chiusi con illuminazione artificiale o ambienti aperti in penombra.

Tempi lunghissimi sono 4 e 8 (1/4 di sec. e 1/8 di sec.), che devono assolutamente essere usati col cavalletto e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l'effetto mosso. Sono adatti per condizioni di luce molto debole: ambienti chiusi con poca illuminazione o ambienti aperti in penombra oscura.

Tempi estremamente lunghi sono 1 e 2 (1 sec. e 1/2 sec.), che devono assolutamente essere usati col cavalletto e non permettono di riprendere scene in movimento senza ottenere l'effetto mosso. Sono adatti per condizioni di luce estremamente debole: ambienti chiusi con pochissima illuminazione o ambienti aperti in penombra o notturni.

Il tempo B è la cosiddetta posa, cioè l'apertura dell'otturatore per un tempo a piacere: tutto il tempo in cui il fotografo tiene il dito premuto sul pulsante di scatto. Può essere anche un tempo di decine di secondi.

In tutte le macchine fotografiche, da qualche parte sul corpo macchina, c'è una ghiera coi suddetti numeri, che permette di impostare il tempo di esposizione

 

 

 

Facciamo ora una similitudine per spiegare la corretta esposizione;

consideriamo una foto ben esposta( cioè perfettamente distinguibile) come se fosse un bicchiere riempito fino all’orlo.

Nel caso avessimo invece della luce, l’acqua che esce da un rubinetto,per riempire tale bicchiere abbiamo due possibilità :

 

T = 10 sec

a)  apriamo poco il rubinetto e aspettiamo un tempo piuttosto lungo. (diaframma poco aperto e tempo di esposizione lungo).

 

 

 

Oppure

 

T = 5 sec.

b)  apriamo molto il rubinetto e riduciamo di conseguenza il                       tempo necessario per il riempimento del bicchiere (diaframma molto aperto e tempo di esposizione breve.

 

Se teniamo il rubinetto aperto per troppo tempo o per troppo poco, avremo l’acqua che trasborda nel primo caso (foto sovraesposta) oppure il bicchiere non pieno nel secondo (foto sottoesposta)

 

Quindi è così spiegata la funzione del diaframma (apertura del rubinetto=apertura del diaframma) e quella dell’otturatore che regola il tempo di ingresso della luce(dell’acqua nel caso del bicchiere in esame)

 

La sensibilità della pellicola si puo paragonare alla grandezza del bicchiere.

Più questo valore è elevato e più è piccolo il bicchiere che dobbiamo riempire, cioè minore è la quantità di luce  (o di acqua)necessaria per impressionare corretemente la pellicola(per riempire il bicchiere in questione)

 

Ora si tenga presente una regola fondamentale della fotografia:

non ha assolutamente senso considerare il valore del diaframma da solo, indipendentemente da quello del tempo di esposizione, e tutti e due indipendentemente da quello della sensibilità della pellicola. Sensibilità, diaframma e tempo hanno senso solo come valori considerati in gruppo e, se vogliamo cambiare il valore di uno di essi, dobbiamo cambiare opportunamente anche il valore degli altri.

In pratica non ha senso limitarsi a dire: "questa fotografia deve essere scattata col diaframma f-8", perché il valore del diaframma da solo, se non è accoppiato ad un opportuno valore del tempo di esposizione, e se non si conosce il valore della sensibilità della pellicola, non ha alcun significato ai fini di una corretta esposizione della pellicola.

Fortunatamente la maggior parte delle macchine moderne contiene un sistema di misurazione, detto appunto esposimetro, che ci informa se la regolazione della coppia diaframma-tempo è corretta per la quantità di luce disponibile e per la sensibilità della pellicola.

In genere ci sono delle lancette o delle cifre luminose (led), visibili nel mirino, che segnalano la corretta regolazione del diaframma e del tempo di esposizione. Spesso appare una luce verde quando la regolazione è corretta. Comunque ogni modello di macchina ha il suo sistema e il fotografo dovrà imparare a familiarizzare con la sua fotocamera.